Because of you, Fincest

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• Vanny ~
view post Posted on 7/12/2009, 23:54




Titolo: Because Of you
Autore: • Vanny ~
Genere: triste, Erotico
Raiting: PG-13,
Avvisi:Lemon, AU, Non-con*
Pairing:BillxTom

Note: (facoltativo) Tutti i personaggi realmente esistenti non sono di mia proprietà. I personaggi e le storie originali sono di proprietà dell'autore. L'autore non ha assolutamente alcun'associazione con i proprietari, autori, prouttori o creatori di qualsiasi materiale a cui questa storia è ispirata. Non è intesa alcuna violazione di copyright. Questa storia viene qui pubblicata senza fini di lucro.



Because Of you




I watched you die
I heard you cry every night in your sleep
I was so young
You should have known better than to lean on me
You never thought of anyone else
You just saw your pain
And now I cry in the middle of the night
For the same damn thing



L'amore di Bill per Alice si era consumato come una candela dimenticata accesa.
A diciannove anni Bill era ancora incompleto, i suoi coetanei uscivano con le proprie ragazze e oramai si erano abituati al sesso. I suoi pochi amici gli dicevano che non era così importante fare l'amore o del semplice sesso, ritrovandosi poi in disparte mentre chiacchieravano e facevano paragoni su come avevano passato la serata precedente. Non ci faceva poi così caso agli sguardi straniti dei compagni che lo scartavano solo perché era, leggermente, femminile, non faceva più caso anche alle ragazzine che lo squadravano ridendo e punzecchiandolo. Era da 4 anni che si ritrovava in quell'istituto e il peggio, i primi 2 anni, li aveva passati, con fatica, ma li aveva passati.
Dopo l'incidente di suo fratello, a parte la sua prima ed unica ragazza non aveva avuto altri rapporti, Alice era stata un'eccezione, con lei era cresciuta, Simone, la madre, però aveva sempre voluto il loro fidanzamento, il padre di lei era un direttore di una banca, il lusso non mancava nella casa della fanciulla.
Alice, anche se ricca e adagiata, era una ragazza adorabile, spontanea e davvero molto graziosa. Bill l'aveva lasciata perché dopo un anno a mentire a se stesso, dicendosi e dicendole che l'amava, le confesso tutto nel loro anniversario. Lui la vedeva solo come amica e le ragazze non gli facevano un effetto così, piacevole, come quando guardava i ragazzi, rimasero comunque in buoni rapporti, finche lei non si trasferì in un'altra nazione insieme alla famiglia, lasciando il terzo anno e Bill nella città di Berlino.Un dì, dirigendosi a scuola, trovò un vecchio volantino, riguardante l'apertura di un locale gay, guardò con attenzione il brandello di carta mettendolo successivamente nella tasca del pantalone.
Di tanto in tanto, quando i compiti lo permettevano passava davanti al locale, senza però entrarci. Un sera, dopo aver cenato si mise seduto poggiando il foglio di carta sul tavolo guardandolo con attenzione, sbuffò guardando un cassetto accanto al letto, era chiuso con un lucchetto, spostando lo sguardo su una foto, rirtaente due bambini sorridenti e sereni avvolti tra le braccia di una mamma altrettanto felice, si alzò andando davanti l'armadio e prendendo una maglia nera con scritte argentate e un giacchetto in pelle, infilò il tutto, mise un jeans nero con degli strappi e degli anfibi, si lisciò con cura i capelli e si mise uno strato di eye-liner lungo l'occhio, si guardò allo specchio per cinque minuti, afferrò il volantino dal tavolo e uscì di corsa dalla stanza.
In un quarto d'ora si ritrovò davanti il locale, tremolante guardò i due butta-fuori accennando un sorriso, loro facendo l'occhiolino si spostarono dall'entrata bisbigliando qualche frase.
Entrando nel locale mise le mani in tasca e corse ad un tavolino in un angolo, non c'erano donne là dentro, giustamente era un locale gay, perché dovevano esserci ragazze, sorrise chiamando il cameriere, lui con atteggiamenti femminili si mise seduto sul tavolo e chiese con malizia cosa volesse, Bill arrossendo rispose semplicemente "capiroska" spostando lo sguardo verso un gruppo di ragazzi.
Il cameriere sorrise e si allontanò dal moro che sospirò di sollievo.
Pochi minuti e il ragazzo tornò con la bibita richiesta dal moro, la poggiò sul tavolo scoccando la lingua.
<<tesoro, vuoi qualcos'altro?>> Bill scosse la testa cominciando a sorseggiare il cocktail.
Girò lo sguardo verso il gruppo di ragazzi , un ragazzo gli si avvicinò e si mise a sedere accanto a lui senza chiedergli il permesso.
<<ciao!>> urlò nell'orecchio del moro lasciandosi in volto un sorriso beffardo.
<<ciao ...>> il moro rispose con un cenno della mano, il ragazzo davanti a lui non era per nulla brutto, al contrario era davvero sexy.
Bill lo squadrò, si ricordò quando a 15 anni Andreas - il suo vecchio amico di infanzia, ancora oggi il suo unico migliore amico - gli disse che per lui che andando nei locali ogni sera riusciva sempre a fare una scappatella, di solito le persone che tisi presentano così all'improvviso non intendono fare centro per una relazione, come dire, seria. Cosa sarebbe successo se quella sera si lasciava andare? non avrebbe fatto male a nessuno, al contrario, avrebbe sicuramente reso felice anche lo sconosciuto davanti a lui, già sconosciuto, ma come si chiamava la sua futura "cavia".
<<ti sei seduto al mio tavolo e stai spudoratamente filtrando con me, ma io non so neanche come ti chiami>> il moro aggrottò le sopracciglia sentendo il ragazzo sghignazzare.
<< hai perfettamente ragione, mi chiamo Tom>> a quel nome Bill si paralizzò, "Tom" era lo stesso nome del fratello, scomparso misteriosamente all'età di sei anni.
<<... mi stai ascoltando?>> Bill si sentì scosso da Tom, Girò lo sguardo donandogli un breve sorriso.
<<io mi chiamo Bill>> Smise di sorridere bevendo avidamente la sua bevanda. Si guardò intorno, girandosi verso Tom e guardandolo intensamente, non aveva mai provato a flirtare con qualcuno. C'è sempre una prima volta, si morse il labbro avvicinandosi di più al ragazzo, sorrise goffamente unendo le loro labbra, l'unica volta che aveva baciato qualcuno era stato con Alice e non erano andati oltre il bacio a stampo, si trovò abbastanza in difficoltà quando la lingua di Tom lottava per entrare nella sua bocca, nel panico dischiuse le labbra invitandolo per una danza sensuale con le loro lingue. Tom lo accolse nelle sue braccia stringendolo e avvicinando i loro corpi. Bill gemette, non aveva mai avuto questo contatto con qualcuno.
Tom sentii i brividi di Bill e lo fece alzare senza allontanare le loro labbra.
Lo trascinò dentro il bagno, Bill lo lascio sedere sul lavandino continuando a guardarlo, il viso di Tom spiegava tutto, voleva qualcosa e non un semplice bacio. Bill si inginocchiò sbottonandogli i jeans.
Alla vista del suo membro arrossì, guardando Tom sorridere divertito, Bill si avvicinò con le labbra leccando la punta prima di prenderlo tutto in bocca e succhiare avidamente come aveva fatto poco prima con la Capiroska. Tom era in uno stato di goduria, aveva gli occhi chiusi e sospirava tenendo stretti bordi del lavandino dove era seduto. Il moro aggiunse anche le mani sperando in un miglioramento, era ancora completamente rosso dalla vergogna, per quel gesto. Non riuscì a completare l’opera, si alzò di scatto correndo via dal locale, lasciando Tom nel bagno. Entrò in casa lanciando la giacca sul sofà e salendo le scale, tentò di fare meno rumore possibile per non svegliare i genitori, si chiuse nella camera e prese da un bauletto una chiave, corse vicino al letto e aprì il cassettino. Prese da dentro una foto di due gemelli, lui e Tom, il fratello.
<<tomy>> rise timidamente mettendosi più comodo sul letto. << Non ti parlavo da anni, chissà ora dove sei e se stai bene. Ora, se mi vedessi, non mi riconosceresti, non sono più uguale a te, ora mi considerano una checca per come mi vesto e per gli atteggiamenti che ho. Non ho molti amici a scuola, ora frequento il quarto anno. Non ho amici a parte Andreas, è un anno più grande di me, lui mi è sempre stato accanto, questo, però, è l’ultimo anno che starà nella mia scuola, dal prossimo anno cambia il registro, sicuramente verrò maltrattato il doppio non avendo qualcuno che mi difende.
Chissà se ora ti farei schifo, se anche tu mi chiameresti Checca o frocio, non penso, mi sei sempre stato accanto, fino a quel momento. Sapevo che andare in quel bosco non era una buona idea, sapevo anche che sarebbe successo qualcosa, ma ti ho dato retta, come sempre e ti ho seguito. Mi manchi tanto fratellino, fino ad allora eri il mio punto di riferimento, avevamo solo 10 minuti di differenza, ma tu insistevi con il dire che eri più grande e che mi avresti difeso. Ma ora non sei qua Tom, ora non mi sei accanto, non ti sto dando colpa di essere andato via, però non dovevamo andare là dentro, non ci dovevamo allontanare da casa. Maledizione! Mi chiedo perché! Perché hai preso da papà, la voglia di scoprire! >> smise improvvisamente di parlare sospirando, riprese calma e si asciugò quelle due lacrime uscite poco prima. << Ora mamma mi tratta di merda, insiste col dire che la colpa è mia, che sono stato io a farti sparire ed ora non mi parla quasi più, non gli importa se sto bene o meno, al contrario, mi critica, anche lei mi continua a dire che sono un frocio di merda e una troia. Hanno ragione però, io non amo le ragazze, io sono fortemente attratto dai ragazzi, non mi eccitano le ragazze in bikini, bensì negli spogliatoi maschili devo stare ben nascosto, e dopo, devo stare un po’ di più, per un’esigenza che preme.>> sorrise timido. <<sono andato in un locale per omosessuali, non avevo in mente di fare nulla – essi! Caro fratellino, sono ancora vergine – mi sono seduto ad un tavolino per evitare cattive compagnie ed ho ordinato il mio cocktail preferito, la Capiroska, poco dopo però un ragazzo, della mia età, penso, si è seduto vicino a me, dovevi esserci Tom! Ci provava come una volpe, ed era anche evidente, lui si chiama come te, all’inizio devo ammettere che ci sono rimasto spiazzato, possibile, un ragazzo bellissimo, davvero sexy doveva avere il nome tuo, non nomino quel nome da quel giorno e ieri mi sono ritrovato a dirlo più volte. Comunque, a parte questa piccola eccezione, dopo varie riflessioni mi sono lasciato andare e l’ho baciato. Tom! Quel ragazzo bacia da Dio.
Mi ha portato nel bagno. Tomy non puoi capire cosa ho fatto, mi vergogno a dirlo, non abbiamo scopato, però ho preso in bocca il suo membro, non ho finito il lavoro, mi sono sentito, come dire nauseato di quella cosa, non lo conoscevo neanche. Sono scappato come un vigliacco dal locale senza dirgli niente. >> Sospirò guardando il muro per qualche secondo, tornò a fissare la foto << Domani torno, non fraintendere non ho cambiato idea, vado a chiedergli scusa, mi sono comportato da maleducato. Forse se gli dicevo che non ero pronto mi avrebbe capito. Penso, non sembra il solito ragazzo da “stupro” non credo mi avrebbe costretto.
Ora Tomy vado a farmi una doccia, credo mi laverò i denti più di una volta, anche se è stato veramente, piacevole quel gesto, non lo rifarò mai più! >> Il moro posò la foto nel cassetto e lo richiuse con cura.
Si chiuse in bagno e si fece una doccia bollente, uscendo vide il volantino per terra, lo raccolse con un mezzo sorriso, si sistemò per la notte e si mise sotto le coperte calde. Ignorò i pensieri che gli vennero in mente, spegnendo la luce e dormendo beato.

La sera successiva tornò nel locale, doveva chiedere scusa a Tom per essere sparito così.
Era ancora più pieno del giorno prima, la gente non riusciva quasi a passare per andare al bar. Sbuffando si alzò sulle punte cercando il ragazzo. Non vedendolo decise di tornare a casa, sarebbe tornato il giorno dopo.
Sentì però delle braccia avvolgerlo e delle labbra baciargli il collo.
Si girò con l'istinto di tirare un schiaffo in viso a quel tizio, si fermò riconoscendo quegli occhi scuri e quelle labbra perfette. Istintivamente sorrise e abbassò la mano.
<<ciao Tom, mi dispiace per ieri>> Si scusò il moro.
<<niente, non ero nelle condizioni di potermi arrabbiare, hai fatto un lavoro stupendo>> Bill arrossì abbassando il volto.
<<grazie...>>.
Tom sorrise invitandolo a sedersi, lo stesso posto della sera precedente, sul tavolo c'era una Capiroska e un rum. Bill si mise seduto e prese la Capiroska ringraziando con un gesto Tom.

<<così tu vieni nella mi stessa scuola?>> ripeté Bill, girando la cannuccia nella bevanda.
<<già andiamo anche nella stessa classe, penso.. non sono mai in quel buco, odio la scuola e odio il nostro professore.>>
Bill sorrise di gusto. << Posso chiederti perché non vivi con i tuoi genitori biologici?>> Bill alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dell'altro.
<< Mary e Mark, mi hanno trovato davanti al parco dove vivevano loro, mi accolsero nella loro casa, non ricordo come feci a sparire da casa, non ricordo se volessi o meno, ma ora vivo con loro e sono felice, mi accettano per i miei gusti sessuali e mi accettano come loro figlio>> sorrise mettendo un braccio sulle spalle di Bill.
<<ti va di accompagnarmi a casa, da quello che ho capito abiti pochi isolati dopo di me>> Bill si sporse in avanti posando il bicchiere sul tavolo.
Tom annui alzandosi e aspettando che Bill si mettesse la giacchetta e prendesse la borsa.
Arrivarono davanti casa, Bill tenne tutto il tempo le distanze da Tom, si fermarono davanti la villa del moro.
<< Questa casa ha qualcosa di famigliare>> disse Tom guardando meglio la casa e spostando lo sguardo su Bill.
<<e’ come tutte le altre case, anche i colori e il giardino sono identici>> Bill fece spallucce sorridendo appena.
<<bill, posso entrare?>> Tom con occhi languidi guardò il moretto.
“Entrare? Perché dovrebbe entrare, non ci conosciamo ancora bene e già vuole entrare.”
<<ok, però, mia madre si chiederà perché a quest’ora porto un ragazzo a casa mia>> Sapeva benissimo che la madre se ne sarebbe fregata altamente, ma non se la sentiva di invitare Tom dentro.
<<che c’è di male, mi hai incontrato lungo la strada>> Tom sorrise e si avviò verso la porta di ingresso.
Bill corse davanti e prese le chiavi dalla borsa, lo invitò ad entrare, anche se lui si era già avviato e stava ammirando con attenzione l’ingresso.
Come immaginava, la madre scese le scale ignorandoli e andando verso la televisione, la sua migliore amica da anni. Sbuffò invitando Tom al piano di sopra.
Entrarono nella camera del moro, quest’ultimo sempre a distanza dal biondo che si sdraiò sul letto.
<<non vieni a farmi compagnia?>> chiese Tom sorridendo.
<<non ne ho voglia, tu però puoi stare tranquillamente là>> Bill si grattò un braccio e si mise sulla sedia guardandosi intorno, meno che accanto a letto, il letto, accanto al letto c’era il suo cassetto. Guardò il comodino, Tom lo stava studiando. <<quel cassetto sappi che è off limits per tutti!>> Disse Bill prima di qualunque Domanda fatta da Tom.
<< Ok, ok. Dai vieni qua vicino a me>> Tom diede due schiaffetti al letto per invitare Bill che scosse energicamente la testa. Tom con uno sbuffo si alzò e si avvicino a Bill, il moretto istintivamente fece due passi indietro accorgendosi di essere arrivato al limite.
Era attaccato il muro, Tom aveva le braccia su di lui e sorrideva divertito.
<< Bill, avanti, cosa ti costa? Una notte e basta>> Bill ebbe un fremito lungo la schiena.
<<tom, avanti, vai via!>> Tentò inutilmente di spostare le braccia del biondo, la sua forza era pari a quella di un bambino. Tom si avvicinò ancora di più accarezzando con la lingua il collo del moretto che continuava a trattenere il respiro e pregare che se ne andasse.
<<cazzo>> Il moro tentò di sfuggire dalla presa di Tom, che lo afferrò per un polso scaraventandolo sul letto, si mise a cavalcioni su di lui e lo cominciò a baciare, Tom mordeva e succhiava quelle labbra bramoso, Bill poteva sentire il sapore del sangue nella bocca, strinse gli occhi dando insignificanti pugni sul petto del biondo. Scrutò il suo carnefice con attenzione, Tom gli tolse velocemente i pantaloni e successivamente i boxer, fece lo stesso con le sue cose buttandole in terra. Alzò le gambe di bel divaricandole e mettendosele in torno alla vita, lo baciò nuovamente sulle labbra sorridendo, vide le lacrime di Bill farsi strada lungo le guance e macchiandole di nero. << non fiatare, stai zitto>> sorrise nuovamente, quasi dolcemente. Lo mise dentro senza pensare che, essendo vergine, serviva prima qualche preliminare, lo stava possedendo, entrando e uscendo violentemente da quel corpo esile, Bill cominciò a singhiozzare sussurrando di smetterla. Il moretto si chiese cosa provava mentre lo possedeva. Trattenne il fiato non potendo permettersi di gemere e di far qualunque rumore. Si era immaginato la sua prima volta, non facendo del sesso, anzi facendosi violentare, ma facendo l’amore, quello che provava non era di piacere, ma immenso dolore, sentì Tom dare una spinta più forte una fitta dentro di se, era appena venuto. Tom si accasciò accanto a lui sospirando beato. Si rivestì salutando con un gesto Bill. Chiuse la porta lasciando il moretto solo sul letto.
All’improvviso, quando tentò di alzarsi, sentì un dolore atroce, si mise a sedere, scoppiò di nuovo a piangere vedendo del sangue sulle lenzuola bianche, non riusciva a muoversi, il dolore era immenso, prese le poche forze che trovava e si coprì con il lenzuolo sporco del suo sangue, continuando a piangere in silenzio.



NOTE FINALI:
Ed eccoci con il primo capitolo '-'.
Non so cosa dire ahah.
Beh, sicuramente avrete trovato qualche errore, ma sapete quando vi succede una cosa del tipo:
"qui c'è un errore ma non so quale" e poi sta sotto al naso e siete l'uniche a non notarlo.
Con questo capitolo è successo la stessa cosa!
ora sto scrivendo il quarto. Ne posterò uno a settimana. Premetto che il capitolo che preferisco è il terzo ^___^
ah si! loro non sanno di essere fratelli e non vi aspettate da subito un'amore o un'affetto, anche se qualche volta in alcuni capitoli incontrerete delle indecisioni.
Per questi capitoli parlerlò dalla parte di Bill.
Poi più avanti devo vedere ^^.
Grazie di aver letto, spero di ricevere molti commenti costruttivi!
 
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~ Eisblume;
view post Posted on 12/12/2009, 21:17




Uhm...Beh,ho letto tutto.
Sinceramente non amo il twincest,anzi...^^''
Però questa volta ho letto.Scrivi benissimo,davvero!
Ma vorrei chiederti di mettere le parti hot in spoiler,se puoi.
Uhm...La cosa di Bill e Tom gay...mmmh... .-.
No,non mi piace.Ma posso andare avanti a leggere,scrivi bene e vedremo cosa succederà (;
 
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• Vanny ~
view post Posted on 13/12/2009, 20:10




Ti dico subito che tutto in questa fiction è apparenza.
Ecco la sua particolarità, tutto sembra ma non è . ^^
Grazie comunque
 
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~ Eisblume;
view post Posted on 16/12/2009, 00:01




Sì...Infatti sono curiosa (:
 
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• Vanny ~
view post Posted on 17/12/2009, 22:35




note: questi sono tutti capitoli non sistematii da Neba ;)

Il giorno seguente, si alzò ancora dolorante, le tende erano appena aperte, si potevano vedere i primi raggi illuminare la stanzetta, si mise un pantalone da casa, era ancora nudo, non aveva neanche un paio di boxer a coprirlo. Studiò con attenzione le lenzuola, non si preoccupava di quello che avrebbe potuto dire Simone, non aveva mai fatto niente per lui, a parte preparare la colazione e la cena e puntualmente rinfacciarglielo quando le serviva. Sbuffò prendendole e portandole dentro la vasca, le mise a bagno con quasi tutta una bottiglia di detersivo, non voleva più vedere nessun segno, nessuna macchia. Era successo tutto troppo velocemente, e non come immaginava da bambino, o anche fino a qualche giorno prima, mentre scriveva nel suo diario, ormai diventato il custode di mille segreti. Aveva rovinato tutto, rovinato il suo sogno. Lui! Sconosciuto, porta anche il nome di suo fratello, si fa’ passare per bravo ragazzo. Guardò fuori dalla finestra. Non era possibile, sembrava tanto normale, quasi gentile, invece, era un fottuto ninfomane. Perché proprio lui doveva essere la sua vittima? Dopo i continui maltrattamenti di sua madre, se così la poteva chiamare, ormai era da anni che non ne aveva una. Pensava che in lui potesse incontrare un amico, o magari anche qualcosa di più, chissà, se solo non fosse successo nulla sarebbe ancora sulla sua scrivania a fantasticare, come faceva su ogni cosa che gli capitava. Invece gli aveva fatto del male, fisico e psicologico, lo aveva violentato, usato come una puttana.
Sì, una stupida puttanella da buttare via quando si è stanchi.
La porta scricchiolò appena e una chioma bionda platino si fece spazio, Simone lo guardò con disgusto, il moretto era ancora in pigiama, se così si poteva chiamare, aveva la matita completamente colata per via delle lacrime lasciate uscire la notte precedente.
<<muoviti ad andare a scuola, non voglio perdere tempo con i tuoi problemi da checca, è già tanto che spendo dei soldi per te, per mantenerti in quella scuola di merda. Avanti!>> Richiuse la porta, con un suono tonfo. Bill si lamentò aprendo l’armadio e tirando fuori i primi vestiti che trovava, una t-shirt nera con dei jeans. Si vestì velocemente, mettendo il suo solito strato di matita nera. Aggiunse anche del correttore, non aveva dormito per tutta la notte aveva delle occhiaie veramente marcate. Prese la cartella e se la mise in spalla, aprì la porta girandosi nuovamente per guardare un’ultima volta la stanza testimone di una notte da dimenticare, prese dalla tasca l’mp3, accendendolo e ascoltando la prima canzone della lista “Because of you” di Kelly K. Scese le scale velocemente, sbattendo i piedi sui gradini in legno.
Si mise seduto a tavola in silenzio, guardando con la coda dell’occhio Simone, che leggeva la sua solita rivista di gossip e moda. Prese una fetta biscottata e si alzò uscendo da casa senza salutare. Stare in quell’atmosfera non era la migliore cosa, doveva pensare ad un modo per evitare Tom, certo, era facile a dirsi, evitare un ragazzo, più forte, con sicuramente il gruppo di amici che non vedevano l’ora di giocare a picchiare la checca.
Girò per la via principale, quella che ogni giorno lo conduceva a scuola. Un istituto odioso, per i suoi alunni immaturi e con mentalità chiuse, eppure era una scuola d’arte, come potevano essere così superficiali dei ragazzi che sarebbero diventati artisti. Dopo neanche quindici minuti si ritrovò gli enormi cancelli dell’ingresso davanti gli occhi, prese forza ed entrò ignorando, più degli altri giorni, la battutine e le risatine della gente. Andreas oggi non ci sarebbe stato, era partito una settimana con la sua classe per un campus in Italia. Vide una chioma di rasta biondi farsi spazio tra la folla, quel viso così bello, quel corpo perfetto, che racchiudeva un essere voglioso solo di sesso e non curante dei sentimenti degli altri esseri viventi. Il moro Con una smorfia fu costretto a fermarsi d’avanti a lui, quegli occhi, spenti e freddi chiedevano solo una cosa: sesso. Bill scuotendo la testa indietreggiò di un passo, il rasta sorrise prendendolo per un braccio e avvicinandolo a sé.
<<ciao, Bill.>> pronunciò il nome di Bill con malizia, troppa malizia. Il moro rabbrividì levandosi di scatto da vicino a Tom, la cosa più sbagliata che potesse fare: cercare di reagire. Tom sorrise malefico scuotendo la testa e scoccando più volte la lingua, gli tirò un pugno sulla bocca dello stomaco, Bill tossì due o tre volte prima di cadere a terra tenendosi la pancia. A quel punto la scuola si girò guardando la scena più desiderata di tutti gli anni “la checca che viene picchiata dal fighetto”.
Tom lo prese per i capelli e lo tirò su, avvicinandolo nuovamente a sé.
<<da oggi, tu, sarai la mia puttana, il mio cagnolino personale, ok? E guai se provi a rigirarti, ti farò ancora più male, ti pentirai di essere nato, fidati.>>.
“io già me ne pento, Tom” il moro chiuse gli occhi, le lacrime gli offuscarono la vista, non doveva piangere, non davanti a quell’essere. Tom continuava a giocare con quel pezzetto di metallo che teneva al labbro. Cosa c’era di divertente a maltrattarlo? Lo prese per il polso trascinandolo dentro la struttura. Bill sapeva benissimo dove lo stava portando. In quella scuola, che tutti definivano seria e con buone possibilità di ottenere il posto come una delle migliori di Berlino, c’era un bagno, al terzo piano, tutte le coppie si riunivano là dentro per fare l’amore, non entrava mai nessun inserviente o insegnante. Tutti là dentro provavano amore e piacere, ovviamente da oggi, tutti meno che lui. Salirono le scale, Bill che si lascia trascinare inerme, non aveva vie di fuga, anche se quel giorno sarebbe scappato, il giorno dopo Tom l’avrebbe preso e picchiato a sangue. Già, forse era meglio essere picchiato che mandare a puttane la propria dignità, lasciandosi scopare. Arrivarono davanti la porta del bagno, Tom con un calciò l’aprì scaraventando il moro addosso al lavandino. Lo prese in braccio facendolo sedere sul lavello.
<<non capisco perché non vuoi, tanto lo so che prima o poi ti lascerai andare e griderai come una troia.>> Sorrise di quella, stupidissima, battuta. Accarezzò lentamente i fianchi del moro, prese possesso della sue labbra, inizialmente serrate, ma con i morsi che Tom dava, non ci misero molto a dischiudersi.
Le mani del biondo si fecero strada nell’interno coscia, fino a toccare il membro del moro, duro ed eccitato, lo doveva ammettere i baci di Tom lo facevano eccitare come nessun’altra cosa. Il biondo si scostò leggermente sorridendo divertito. “Perché ridi, idiota!” Bill fece una smorfia, forse non voleva scopare, voleva solo vedere che reazione gli dava. No, si sbagliava. Le labbra del biondo si appropriarono di nuovo di quelle tenere e morbidi di Bill. E le mani non tardarono a slacciare la cinta. Non sembrava impacciato, ogni movimento era veloce. Bill sospirò, involontariamente, quando i loro corpi entrarono in contatto. Si stava lasciando andare? No! Dannazione non doveva arrendersi in quel modo! Tentò di far tornare il respiro regolare, non ebbe il coraggio di levare le mani messe, di sua spontanea volontà, intorno al collo di Tom, ne tantomeno di serrare le labbra e rifiutarsi di baciarlo. Furono interrotti da qualcuno che tentava di aprire la porta, il rasta con un ringhio fece notare che il bagno in quel momento era occupato, il ragazzo fuori la porta si fermò, sussurrando, forse alla propria ragazza, qualcosa che il moretto non riuscì a sentire bene. Tornò a guardare Tom che ascoltava i passi allontanarsi velocemente e i respiri dei due affannosi. Sorrise guardando l’espressione, da totale ebete, di Bill. Gli accarezzò la guancia, quasi con dolcezza, quasi.
Tom gli divaricò le gambe, come la prima volta, ma con più attenzione, senza essere troppo violento e cominciò a toccare il suo sesso, ancora più duro di prima. Ghignando abbassò i pantaloni al moretto costretto a trafficare con le sue labbra, con la sua lingua. Il rasta tentò di levarsi i pantaloni il più veloce possibile e senza staccare le mani dal moro, fu interrotto dal vibrare di un telefono. Bill ricominciò a respirare e girò lo sguardo verso lo specchio, aveva le guance rosse e le labbra eccessivamente gonfie.
<<kate.>> Sentì una voce femminile dall’altra parte del telefono.” Forse la sua ragazza. No aspetta, era in un locale gay, perché dovrebbe stare con una donna?”.
<<non ti deve interessare … non sono, no! Oggi entro.>> Chiuse la chiamata guardando per qualche secondo lo schermo del suo cellulare. Si girò verso Bill che lo guardava con attenzione. << Sei stato fortunato. >>Con un ghigno fece segno di uscire, anzi, ordinò al moretto di uscire dal bagno. Quest’ultimo non se lo fece ripetere un’altra volta, prima di uscire, però, guardò un’ultima volta il rasta che senza degnarlo di uno sguardo trafficava con il suo cellulare e sbuffava. Ovviamente Kate, o come si chiamava quella ragazzina era una copertura, se sarebbero venuti a sapere che uno dei ragazzi più popolari della scuola era gay e frequentava quei locali, sarebbe diventato, uno sfigato, sicuramente senza essere popolare non avrebbe avuto quell’aria da strafottente, testa di cazzo, porco. Sicuramente sarebbe stato decisamente più gentile, come sembrava nel locale, il moro scosse la testa sistemandosi i capelli e entrando nella classe. Tutti girarono lo sguardo verso di lui, dicendo qualche cosa, chi parlava all’orecchio o chi faceva segni strani, fatto sta che non ci voleva un genio per capire che parlassero dell’accaduto successo pochi minuti prima fuori scuola. Il professore di chimica fece accomodare Bill in un banco vuoto, l’ultimo banco della classe, accanto alla finestra. Meglio di così non poteva andare, Tom sarebbe arrivato di lì a poco e per ora l’unico posto vuoto era vicino a lui. Girò lo sguardo, una ragazza teneva con la mano la sedia, aspettando che qualcuno entrasse dalla porta. Si sentì il cigolio fastidioso della porta e Tom entrare, la ragazza si fece notare alzando il braccio e invitandolo a sedersi vicino a lui, di risposta gli fece l’occhiolino, il moro non ci mise molto a capire che quella ragazza era Kate, la ragazza-copertura.
Tom girò lo sguardo verso il moro e sorridendo tornò a guardare Kate e tutte le gallinelle che le stavano intorno. Vide Tom posarle un dolce bacio sulle labbra e lei sorridere come un’ochetta starnazzante.
Bill scosse la testa. “Certo al posto di quella potevo starci io, se però si è trovato me, vuol dire che quella troia non è capace a fare nulla” Sorrise del suo pensiero, era geloso del suo violentatore. Scosse nuovamente la testa guardando fuori la vetrata, cominciava a piovere, “merda”. Bill si toccò i capelli, si sarebbero sicuramente bagnati e la conseguenza sarebbe stato un Bill con i capelli per aria e il trucco che arrivava fino alle ginocchia. La lezione cominciò, Bill continuava a sentire quelle oche starnazzare. Con la coda dell’occhio guardava Tom, attento a non seguire la lezione, ma a trafficare con il suo mp4, ovviamente il professore non gli dava retta, almeno era in classe. Bill si morse il labbro guardando la lavagna. “Ma che cazzo …” guardò quello che il professore aveva appena scritto sulla lavagna, da quando si faceva un nuovo argomento di Lunedì? Guardò nuovamente il professore, che continuava a parlare senza far caso alle facce sconvolte dei suoi alunni, per poi tornare a guardare quei geroglifici alla lavagna. Alzò tremolante la mano. Il professore facendogli segno con la penna, lo fece alzare. “E io che non mi volevo far notare” Sbuffò alzandosi in piedi. Sentì lo sguardo, fastidioso, di Tom addosso e le risatine delle sue amichette. Della serie, sfottiamolo ovunque.
<<non ho capito la lezione.>> Il professore cominciò un nuovo discorso, filosofico, sul perché Bill Kaulitz non potesse capire la sua – eccezionale, a parer suo – spiegazione sulla chimica organica. Bill annui a vuoto guardando la lavagna e copiando alcuni appunti sul suo blocchetto.
“Ma a che cazzo serve la chimica quando una persona vuole disegnare?” Gemendo si mise una mano in fronte a rileggere le formule e ripeterle a fine lezione allo scassa- professore.
La campanella suonò e Bill prendendo lo zaino sgattaiolò fuori la classe, senza incontrare lo sguardo del rasta. Voleva correre a pranzo, dopo le tre ore di chimica, anzi, di una fantastica lezione di chimica organica, aveva una gran fame. Corse verso i vassoi e ne prese uno, si mise in fila. Come menù, lasagne con una specie di verdura bollita, con una faccia schifata Bill si fece riempire il piatto di quella sostanza verde. Si mise ad un tavolo accanto alla finestra, come sempre e bevve un po’ d’acqua.
Oggi sarebbe stato solo, da oggi ad una settimana. Gli mancava Andreas, di solito a quest’ora veniva a sedersi con il suo solito sorriso contagioso. Vide tutta la gente girarsi verso i ragazzi più popolari, che si facevano spazio tra la folla, si misero seduti al tavolo accanto a quello del moro e Tom capitò proprio di fronte a lui, fece qualche segno, segni molto negativi, come poteva essere positivo un pugno, mimando subito dopo delle ossa rotte. Lo guardò terrorizzato allontanando il piatto, la fame gli era improvvisamente passata. Prese l’mp3 dalla tasca del giacchetto e se lo mise alle orecchie. Tentò di pensare ad altro e di non guardare quel tavolo, non voleva immaginarsi con le ossa rotte, ne tanto meno con un coltello piantato in gola. Canticchiando una canzone si alzò dal tavolo, seguito da Tom, che con una, banalissima, scusa si liberò della ragazza-copertura e si mise accanto a Bill.
<<perché mi vuoi picchiare?>> Esitò Bill guardandolo con la coda dell’occhio, mentre buttava quel pranzo ancora intatto.
<<perché …>> Ci pensò su, sorrise incontrando gli occhi di Bill. << Perché voglio sfogarmi >> Alzò le spalle annuendo a se stesso, come se la sua risposta fosse la più geniale e ben architettata. Bill sgranò gli occhi.
<<tu, mi vuoi picchiare senza motivo?>> La sua voce prese più sicurezza, posando il vassoio al suo posto continuò a guardare Tom.
Tom sorrise divertito annuendo. “Coglione”Bill alzò un sopracciglio. Non aveva il coraggio di rispondergli, o almeno non ancora, doveva prima prepararsi psicologicamente e conoscere Tom, conoscendo i suoi punti deboli sicuramente avrebbe avuto il coltello dalla parte del manico. Però, sembrava impossibile, come poteva lui, la sua puttanella, riuscire a conoscerlo meglio? Già era tanto che avessero parlato civilmente per due muniti, ora pretendeva troppo, riuscire ad avere qualche confidenza. Che non riguardasse sesso o violenza di qualunque genere. Ci sarebbe voluto un po’, il moro non era un pessimo attore, sapeva mentire alla perfezione, nel momento del bisogno trovava tutte le maschere possibili, ma con Tom, l’unico modo era adattarsi al suo gioco e a fare la brava puttana, o il bravo cagnolino. Bill si svegliò dalla mano di Tom che si muoveva davanti i suoi occhi. Scosse velocemente la testa, notando che nella mensa c’erano solo loro due. “Beh, provare non costa nulla, a parte qualche osso” mosse la testa impercettibilmente dandosi il consenso da solo, anzi facendosi dare il consenso dalla sua mente. Sorrise a Tom avvicinandosi, ma impacciato com’era, inciampò, cadendo tra le braccia del rasta che lo guardava sorridendo. Quest’ultimo lo cinse per i fianchi portando le sue labbra verso il collo di Bill, che sorridente, si avvinghiò al suo collo. Doveva fare la puttanella? Eccolo accontentato, ormai i suoi stupidi pensieri e la sua dignità erano andati spudoratamente a farsi fottere. E poi facendo così, avrebbe sicuramente ottenuto la sua fiducia. Il rasta con una specie di sorriso gli morse il lobo dell’orecchio. Bill incrociò le dita tra i suoi rasta biondi lasciandogli sul collo un segno ben evidente, Bill sorrise mordendosi il labbro inferiore “Voglio proprio vedere cosa fa Kate appena lo vede”.
<<puttanella, che hai? per caso hai cambiato idea?>> Sorrise Tom, senza smuovere la situazione. Bill sbuffò e prese il controllo delle sue labbra. “Stai zitto cretino e scopami, avanti!” Bill guardò stranito il rasta che continuava a stare fermo e guardarlo divertito.
<<che c’è!>> Sbottò improvvisamente il moro incrociando le braccia al petto e guardando fuori la finestra.
Tom scoppiò in una fragorosa risata, Bill sgranò gli occhi. “Questo oltre che ninfomane è anche uno psicopatico. Vedermi pronto all’azione è tanto divertente?” Lo guardò accigliato. <<devo tornare passivo, Tom?>> Continuò. Tom smise improvvisamente di ridere, il suo sguardo era vuoto. “Ah, bene. Peggio delle donne, ora sicuramente mi picchia”.Il rasta si avvicinò baciandogli la mandibola, con delicatezza, forse troppa. Non rispose alla domanda di Bill e lo prese, per il polso, trascinandolo nel bagno del terzo piano. “Che materia abbiamo ora?” Bill si concentrò su Tom che in silenzio gli slacciò la cerniera dei jeans abbassandoli fino alle ginocchia. Li tolse anche a se stesso, cominciando a baciare e a mordere le labbra di Bill. Quest’ultimo le dischiuse senza fare troppi problemi, levando la maglia a Tom e facendo scontrare i loro corpi, Chissà per quale motivo il rasta non rideva più. Il moretto si mise seduto sopra il lavandino, aspettando l’impavido Tom e le sue sante manine farsi strada. Il suo membro era già duro da qualche minuto e faceva veramente male.

Bill gemette appena il membro di Tom, toccò la sua apertura, poco prima il moro aveva categoricamente rifiutato i preliminari. Tom con un sorriso a trentadue denti si mise tra le sue gambe cominciando a baciarlo. Entrò con meno violenza della prima volta, forse quella sera era ubriaco... No, impossibile. L’unico ad aver esagerato con l’alcool era stato proprio Bill. Il moretto inarcò la schiena gemendo, Tom aveva accelerato quel maledetto, ed eccitante, movimento. Bill lo baciò, aggrappandosi con le unghie alla schiena, gemendo più forte. Cazzo, non si ricordava che enorme, piacere si potesse provare. Cominciò a muovere il bacino insieme a lui, non era poi così male essere la puttana di Tom, in alcuni casi.
<<cazzo, Tom…>>Stava per venire, lo sentiva, arricciò le dita dei piedi venendo sul petto di Tom, che venne subito dopo dentro il moretto. Il rasta si rivestì e uscì dal bagno salutando con un cenno Bill. Come la prima volta l’aveva lasciato solo, però questa volta era stato veramente più bello. Ovviamente tutto questo era per uno scopo ben preciso, usare le paure di Tom per farsi, rispettare. Non sembrava cambiato nulla, l’aveva comunque lasciato solo nel bagno, però, ora lo aveva fatto sembrare del sesso, non uno stupro. Si rivestì pensieroso e uscì dal bagno, controllando se il corridoio fosse libero. Prese la borsa che aveva, delicatamente, lanciato verso i gabinetti e si incamminò verso l’ uscita, era inutile entrare in classe e ricevere le urla nevrotiche di una professoressa, con un matrimonio andato in rovina.


note finali: bene bene. '-'
 
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4 replies since 7/12/2009, 23:54   142 views
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