Titolo: Because Of you
Autore: • Vanny ~
Genere: triste, Erotico
Raiting: PG-13,
Avvisi:Lemon, AU, Non-con*
Pairing:BillxTom
Note: (facoltativo) Tutti i personaggi realmente esistenti non sono di mia proprietà. I personaggi e le storie originali sono di proprietà dell'autore. L'autore non ha assolutamente alcun'associazione con i proprietari, autori, prouttori o creatori di qualsiasi materiale a cui questa storia è ispirata. Non è intesa alcuna violazione di copyright. Questa storia viene qui pubblicata senza fini di lucro.
Because Of you
I watched you die
I heard you cry every night in your sleep
I was so young
You should have known better than to lean on me
You never thought of anyone else
You just saw your pain
And now I cry in the middle of the night
For the same damn thing
L'amore di Bill per Alice si era consumato come una candela dimenticata accesa.
A diciannove anni Bill era ancora incompleto, i suoi coetanei uscivano con le proprie ragazze e oramai si erano abituati al sesso. I suoi pochi amici gli dicevano che non era così importante fare l'amore o del semplice sesso, ritrovandosi poi in disparte mentre chiacchieravano e facevano paragoni su come avevano passato la serata precedente. Non ci faceva poi così caso agli sguardi straniti dei compagni che lo scartavano solo perché era, leggermente, femminile, non faceva più caso anche alle ragazzine che lo squadravano ridendo e punzecchiandolo. Era da 4 anni che si ritrovava in quell'istituto e il peggio, i primi 2 anni, li aveva passati, con fatica, ma li aveva passati.
Dopo l'incidente di suo fratello, a parte la sua prima ed unica ragazza non aveva avuto altri rapporti, Alice era stata un'eccezione, con lei era cresciuta, Simone, la madre, però aveva sempre voluto il loro fidanzamento, il padre di lei era un direttore di una banca, il lusso non mancava nella casa della fanciulla.
Alice, anche se ricca e adagiata, era una ragazza adorabile, spontanea e davvero molto graziosa. Bill l'aveva lasciata perché dopo un anno a mentire a se stesso, dicendosi e dicendole che l'amava, le confesso tutto nel loro anniversario. Lui la vedeva solo come amica e le ragazze non gli facevano un effetto così, piacevole, come quando guardava i ragazzi, rimasero comunque in buoni rapporti, finche lei non si trasferì in un'altra nazione insieme alla famiglia, lasciando il terzo anno e Bill nella città di Berlino.Un dì, dirigendosi a scuola, trovò un vecchio volantino, riguardante l'apertura di un locale gay, guardò con attenzione il brandello di carta mettendolo successivamente nella tasca del pantalone.
Di tanto in tanto, quando i compiti lo permettevano passava davanti al locale, senza però entrarci. Un sera, dopo aver cenato si mise seduto poggiando il foglio di carta sul tavolo guardandolo con attenzione, sbuffò guardando un cassetto accanto al letto, era chiuso con un lucchetto, spostando lo sguardo su una foto, rirtaente due bambini sorridenti e sereni avvolti tra le braccia di una mamma altrettanto felice, si alzò andando davanti l'armadio e prendendo una maglia nera con scritte argentate e un giacchetto in pelle, infilò il tutto, mise un jeans nero con degli strappi e degli anfibi, si lisciò con cura i capelli e si mise uno strato di eye-liner lungo l'occhio, si guardò allo specchio per cinque minuti, afferrò il volantino dal tavolo e uscì di corsa dalla stanza.
In un quarto d'ora si ritrovò davanti il locale, tremolante guardò i due butta-fuori accennando un sorriso, loro facendo l'occhiolino si spostarono dall'entrata bisbigliando qualche frase.
Entrando nel locale mise le mani in tasca e corse ad un tavolino in un angolo, non c'erano donne là dentro, giustamente era un locale gay, perché dovevano esserci ragazze, sorrise chiamando il cameriere, lui con atteggiamenti femminili si mise seduto sul tavolo e chiese con malizia cosa volesse, Bill arrossendo rispose semplicemente "capiroska" spostando lo sguardo verso un gruppo di ragazzi.
Il cameriere sorrise e si allontanò dal moro che sospirò di sollievo.
Pochi minuti e il ragazzo tornò con la bibita richiesta dal moro, la poggiò sul tavolo scoccando la lingua.
<<tesoro, vuoi qualcos'altro?>> Bill scosse la testa cominciando a sorseggiare il cocktail.
Girò lo sguardo verso il gruppo di ragazzi , un ragazzo gli si avvicinò e si mise a sedere accanto a lui senza chiedergli il permesso.
<<ciao!>> urlò nell'orecchio del moro lasciandosi in volto un sorriso beffardo.
<<ciao ...>> il moro rispose con un cenno della mano, il ragazzo davanti a lui non era per nulla brutto, al contrario era davvero sexy.
Bill lo squadrò, si ricordò quando a 15 anni Andreas - il suo vecchio amico di infanzia, ancora oggi il suo unico migliore amico - gli disse che per lui che andando nei locali ogni sera riusciva sempre a fare una scappatella, di solito le persone che tisi presentano così all'improvviso non intendono fare centro per una relazione, come dire, seria. Cosa sarebbe successo se quella sera si lasciava andare? non avrebbe fatto male a nessuno, al contrario, avrebbe sicuramente reso felice anche lo sconosciuto davanti a lui, già sconosciuto, ma come si chiamava la sua futura "cavia".
<<ti sei seduto al mio tavolo e stai spudoratamente filtrando con me, ma io non so neanche come ti chiami>> il moro aggrottò le sopracciglia sentendo il ragazzo sghignazzare.
<< hai perfettamente ragione, mi chiamo
Tom>> a quel nome Bill si paralizzò, "Tom" era lo stesso nome del fratello, scomparso misteriosamente all'età di sei anni.
<<... mi stai ascoltando?>> Bill si sentì scosso da Tom, Girò lo sguardo donandogli un breve sorriso.
<<io mi chiamo Bill>> Smise di sorridere bevendo avidamente la sua bevanda. Si guardò intorno, girandosi verso Tom e guardandolo intensamente, non aveva mai provato a flirtare con qualcuno. C'è sempre una prima volta, si morse il labbro avvicinandosi di più al ragazzo, sorrise goffamente unendo le loro labbra, l'unica volta che aveva baciato qualcuno era stato con Alice e non erano andati oltre il bacio a stampo, si trovò abbastanza in difficoltà quando la lingua di Tom lottava per entrare nella sua bocca, nel panico dischiuse le labbra invitandolo per una danza sensuale con le loro lingue. Tom lo accolse nelle sue braccia stringendolo e avvicinando i loro corpi. Bill gemette, non aveva mai avuto questo contatto con qualcuno.
Tom sentii i brividi di Bill e lo fece alzare senza allontanare le loro labbra.
Lo trascinò dentro il bagno, Bill lo lascio sedere sul lavandino continuando a guardarlo, il viso di Tom spiegava tutto, voleva qualcosa e non un semplice bacio. Bill si inginocchiò sbottonandogli i jeans.
Alla vista del suo membro arrossì, guardando Tom sorridere divertito, Bill si avvicinò con le labbra leccando la punta prima di prenderlo tutto in bocca e succhiare avidamente come aveva fatto poco prima con la Capiroska. Tom era in uno stato di goduria, aveva gli occhi chiusi e sospirava tenendo stretti bordi del lavandino dove era seduto. Il moro aggiunse anche le mani sperando in un miglioramento, era ancora completamente rosso dalla vergogna, per quel gesto. Non riuscì a completare l’opera, si alzò di scatto correndo via dal locale, lasciando Tom nel bagno. Entrò in casa lanciando la giacca sul sofà e salendo le scale, tentò di fare meno rumore possibile per non svegliare i genitori, si chiuse nella camera e prese da un bauletto una chiave, corse vicino al letto e aprì il cassettino. Prese da dentro una foto di due gemelli, lui e Tom, il fratello.
<<tomy>> rise timidamente mettendosi più comodo sul letto. << Non ti parlavo da anni, chissà ora dove sei e se stai bene. Ora, se mi vedessi, non mi riconosceresti, non sono più uguale a te, ora mi considerano una checca per come mi vesto e per gli atteggiamenti che ho. Non ho molti amici a scuola, ora frequento il quarto anno. Non ho amici a parte Andreas, è un anno più grande di me, lui mi è sempre stato accanto, questo, però, è l’ultimo anno che starà nella mia scuola, dal prossimo anno cambia il registro, sicuramente verrò maltrattato il doppio non avendo qualcuno che mi difende.
Chissà se ora ti farei schifo, se anche tu mi chiameresti Checca o frocio, non penso, mi sei sempre stato accanto, fino a quel momento. Sapevo che andare in quel bosco non era una buona idea, sapevo anche che sarebbe successo qualcosa, ma ti ho dato retta, come sempre e ti ho seguito. Mi manchi tanto fratellino, fino ad allora eri il mio punto di riferimento, avevamo solo 10 minuti di differenza, ma tu insistevi con il dire che eri più grande e che mi avresti difeso. Ma ora non sei qua Tom, ora non mi sei accanto, non ti sto dando colpa di essere andato via, però non dovevamo andare là dentro, non ci dovevamo allontanare da casa. Maledizione! Mi chiedo perché! Perché hai preso da papà, la voglia di scoprire! >> smise improvvisamente di parlare sospirando, riprese calma e si asciugò quelle due lacrime uscite poco prima. << Ora mamma mi tratta di merda, insiste col dire che la colpa è mia, che sono stato io a farti sparire ed ora non mi parla quasi più, non gli importa se sto bene o meno, al contrario, mi critica, anche lei mi continua a dire che sono un frocio di merda e una troia. Hanno ragione però, io non amo le ragazze, io sono fortemente attratto dai ragazzi, non mi eccitano le ragazze in bikini, bensì negli spogliatoi maschili devo stare ben nascosto, e dopo, devo stare un po’ di più, per un’esigenza che preme.>> sorrise timido. <<sono andato in un locale per omosessuali, non avevo in mente di fare nulla – essi! Caro fratellino, sono ancora vergine – mi sono seduto ad un tavolino per evitare cattive compagnie ed ho ordinato il mio cocktail preferito, la Capiroska, poco dopo però un ragazzo, della mia età, penso, si è seduto vicino a me, dovevi esserci Tom! Ci provava come una volpe, ed era anche evidente, lui si chiama come te, all’inizio devo ammettere che ci sono rimasto spiazzato, possibile, un ragazzo bellissimo, davvero sexy doveva avere il nome tuo, non nomino quel nome da quel giorno e ieri mi sono ritrovato a dirlo più volte. Comunque, a parte questa piccola eccezione, dopo varie riflessioni mi sono lasciato andare e l’ho baciato. Tom! Quel ragazzo bacia da Dio.
Mi ha portato nel bagno. Tomy non puoi capire cosa ho fatto, mi vergogno a dirlo, non abbiamo scopato, però ho preso in bocca il suo membro, non ho finito il lavoro, mi sono sentito, come dire nauseato di quella cosa, non lo conoscevo neanche. Sono scappato come un vigliacco dal locale senza dirgli niente. >> Sospirò guardando il muro per qualche secondo, tornò a fissare la foto << Domani torno, non fraintendere non ho cambiato idea, vado a chiedergli scusa, mi sono comportato da maleducato. Forse se gli dicevo che non ero pronto mi avrebbe capito. Penso, non sembra il solito ragazzo da “stupro” non credo mi avrebbe costretto.
Ora Tomy vado a farmi una doccia, credo mi laverò i denti più di una volta, anche se è stato veramente, piacevole quel gesto, non lo rifarò mai più! >> Il moro posò la foto nel cassetto e lo richiuse con cura.
Si chiuse in bagno e si fece una doccia bollente, uscendo vide il volantino per terra, lo raccolse con un mezzo sorriso, si sistemò per la notte e si mise sotto le coperte calde. Ignorò i pensieri che gli vennero in mente, spegnendo la luce e dormendo beato.
La sera successiva tornò nel locale, doveva chiedere scusa a Tom per essere sparito così.
Era ancora più pieno del giorno prima, la gente non riusciva quasi a passare per andare al bar. Sbuffando si alzò sulle punte cercando il ragazzo. Non vedendolo decise di tornare a casa, sarebbe tornato il giorno dopo.
Sentì però delle braccia avvolgerlo e delle labbra baciargli il collo.
Si girò con l'istinto di tirare un schiaffo in viso a quel tizio, si fermò riconoscendo quegli occhi scuri e quelle labbra perfette. Istintivamente sorrise e abbassò la mano.
<<ciao Tom, mi dispiace per ieri>> Si scusò il moro.
<<niente, non ero nelle condizioni di potermi arrabbiare, hai fatto un lavoro stupendo>> Bill arrossì abbassando il volto.
<<grazie...>>.
Tom sorrise invitandolo a sedersi, lo stesso posto della sera precedente, sul tavolo c'era una Capiroska e un rum. Bill si mise seduto e prese la Capiroska ringraziando con un gesto Tom.
<<così tu vieni nella mi stessa scuola?>> ripeté Bill, girando la cannuccia nella bevanda.
<<già andiamo anche nella stessa classe, penso.. non sono mai in quel buco, odio la scuola e odio il nostro professore.>>
Bill sorrise di gusto. << Posso chiederti perché non vivi con i tuoi genitori biologici?>> Bill alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dell'altro.
<< Mary e Mark, mi hanno trovato davanti al parco dove vivevano loro, mi accolsero nella loro casa, non ricordo come feci a sparire da casa, non ricordo se volessi o meno, ma ora vivo con loro e sono felice, mi accettano per i miei gusti sessuali e mi accettano come loro figlio>> sorrise mettendo un braccio sulle spalle di Bill.
<<ti va di accompagnarmi a casa, da quello che ho capito abiti pochi isolati dopo di me>> Bill si sporse in avanti posando il bicchiere sul tavolo.
Tom annui alzandosi e aspettando che Bill si mettesse la giacchetta e prendesse la borsa.
Arrivarono davanti casa, Bill tenne tutto il tempo le distanze da Tom, si fermarono davanti la villa del moro.
<< Questa casa ha qualcosa di famigliare>> disse Tom guardando meglio la casa e spostando lo sguardo su Bill.
<<e’ come tutte le altre case, anche i colori e il giardino sono identici>> Bill fece spallucce sorridendo appena.
<<bill, posso entrare?>> Tom con occhi languidi guardò il moretto.
“Entrare? Perché dovrebbe entrare, non ci conosciamo ancora bene e già vuole entrare.”
<<ok, però, mia madre si chiederà perché a quest’ora porto un ragazzo a casa mia>> Sapeva benissimo che la madre se ne sarebbe fregata altamente, ma non se la sentiva di invitare Tom dentro.
<<che c’è di male, mi hai incontrato lungo la strada>> Tom sorrise e si avviò verso la porta di ingresso.
Bill corse davanti e prese le chiavi dalla borsa, lo invitò ad entrare, anche se lui si era già avviato e stava ammirando con attenzione l’ingresso.
Come immaginava, la madre scese le scale ignorandoli e andando verso la televisione, la sua migliore amica da anni. Sbuffò invitando Tom al piano di sopra.
Entrarono nella camera del moro, quest’ultimo sempre a distanza dal biondo che si sdraiò sul letto.
<<non vieni a farmi compagnia?>> chiese Tom sorridendo.
<<non ne ho voglia, tu però puoi stare tranquillamente là>> Bill si grattò un braccio e si mise sulla sedia guardandosi intorno, meno che accanto a letto, il letto, accanto al letto c’era il suo cassetto. Guardò il comodino, Tom lo stava studiando. <<quel cassetto sappi che è off limits per tutti!>> Disse Bill prima di qualunque Domanda fatta da Tom.
<< Ok, ok. Dai vieni qua vicino a me>> Tom diede due schiaffetti al letto per invitare Bill che scosse energicamente la testa. Tom con uno sbuffo si alzò e si avvicino a Bill, il moretto istintivamente fece due passi indietro accorgendosi di essere arrivato al limite.
Era attaccato il muro, Tom aveva le braccia su di lui e sorrideva divertito.
<< Bill, avanti, cosa ti costa? Una notte e basta>> Bill ebbe un fremito lungo la schiena.
<<tom, avanti, vai via!>> Tentò inutilmente di spostare le braccia del biondo, la sua forza era pari a quella di un bambino. Tom si avvicinò ancora di più accarezzando con la lingua il collo del moretto che continuava a trattenere il respiro e pregare che se ne andasse.
<<cazzo>> Il moro tentò di sfuggire dalla presa di Tom, che lo afferrò per un polso scaraventandolo sul letto, si mise a cavalcioni su di lui e lo cominciò a baciare, Tom mordeva e succhiava quelle labbra bramoso, Bill poteva sentire il sapore del sangue nella bocca, strinse gli occhi dando insignificanti pugni sul petto del biondo. Scrutò il suo carnefice con attenzione, Tom gli tolse velocemente i pantaloni e successivamente i boxer, fece lo stesso con le sue cose buttandole in terra. Alzò le gambe di bel divaricandole e mettendosele in torno alla vita, lo baciò nuovamente sulle labbra sorridendo, vide le lacrime di Bill farsi strada lungo le guance e macchiandole di nero. << non fiatare, stai zitto>> sorrise nuovamente, quasi dolcemente. Lo mise dentro senza pensare che, essendo vergine, serviva prima qualche preliminare, lo stava possedendo, entrando e uscendo violentemente da quel corpo esile, Bill cominciò a singhiozzare sussurrando di smetterla. Il moretto si chiese cosa provava mentre lo possedeva. Trattenne il fiato non potendo permettersi di gemere e di far qualunque rumore. Si era immaginato la sua prima volta, non facendo del sesso, anzi facendosi violentare, ma facendo l’amore, quello che provava non era di piacere, ma immenso dolore, sentì Tom dare una spinta più forte una fitta dentro di se, era appena venuto. Tom si accasciò accanto a lui sospirando beato. Si rivestì salutando con un gesto Bill. Chiuse la porta lasciando il moretto solo sul letto.
All’improvviso, quando tentò di alzarsi, sentì un dolore atroce, si mise a sedere, scoppiò di nuovo a piangere vedendo del sangue sulle lenzuola bianche, non riusciva a muoversi, il dolore era immenso, prese le poche forze che trovava e si coprì con il lenzuolo sporco del suo sangue, continuando a piangere in silenzio.
NOTE FINALI:
Ed eccoci con il primo capitolo '-'.
Non so cosa dire ahah.
Beh, sicuramente avrete trovato qualche errore, ma sapete quando vi succede una cosa del tipo:
"qui c'è un errore ma non so quale" e poi sta sotto al naso e siete l'uniche a non notarlo.
Con questo capitolo è successo la stessa cosa!
ora sto scrivendo il quarto. Ne posterò uno a settimana. Premetto che il capitolo che preferisco è il terzo ^___^
ah si! loro non sanno di essere fratelli e non vi aspettate da subito un'amore o un'affetto, anche se qualche volta in alcuni capitoli incontrerete delle indecisioni.
Per questi capitoli parlerlò dalla parte di Bill.
Poi più avanti devo vedere ^^.
Grazie di aver letto, spero di ricevere molti commenti costruttivi!